venerdì 4 settembre 2009

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Benvenuti,
il sito che state visitando è gestito dagli Amici della Storia Patria di Brusciano (Na), un gruppo di persone accumunate dall'amore per il Regno delle Due Sicilie. Vi troverete articoli, foto e documenti vari riguardanti temi come i Borbone, il "Brigantaggio" antiunitario, la Questione meridionale... al fine di contribuire alla riscoperta dell'identità culturale della nostra terra, cosa che oggi più che mai è un necessario tassello per il riscatto delle nostre genti. Promuoveremo poi le iniziative che con gli stessi intenti ci vedono coinvolti nel nostro territorio come mostre, convegni e dibattiti. Speriamo che tutto ciò possa essere di vostro gradimento.

Cenni storici

Rivolte sanfediste a Brusciano

Brigantaggio e dimostrazioni antiunitarie a Brusciano

L'Alfiere Giovanni Cecere

21 ottobre 1860 && 2010 150 anni di inutili sofferenze per il popolo delle Due Sicilie

I due punti di vista

Quello dei liberali

Per tutte le città ed anche nelle campagne si portava al cappello ed all'occhiello, ed era affisso su bandiere e sulle porte delle case, il " SI ". Ordinatissimi nel 21 ottobre si raccolsero i comizi nella metropoli e nelle province di Napoli e Sicilia, e le due corti di Cassazione nel 5 novembre proclamarono, eseguiti gli squittini, 1.310.266 "SI" e 10.102 "NO" per le province napoletane; e 432.054 "SI" e 667 "NO" per le siciliane. Cosi la dinastia dei Borboni per decreto solenne ed universale di popolo, e perciò non perituro come quello di Napoleone I da Berlino, cessava nelle Due Sicilie di regnare: e col plebiscito dei 21 ottobre 1860 si chiude la storia di Francesco II come re, e quella del Reame di Napoli.

(Nicola Nisco: Storia Civile del Regno d'italia, Napoli 1888).

Quello dei legittimisti

A' 21 ottobre seguì il plebiscito, a mo' di Franza, con suffragio universale, fuorché ne' luoghi tenuti dal Re. Ciò dopo decretata l'annessione, con carceri piene de' più considerati personaggi del Reame, con la potestà stretta nella setta, con dittatorio governo, con cinquantamila garibaldini, e migliaia di onnipotenti camorristi sparsi per ogni parte; ciò quando Vittorio, re da proclamarsi, stava con altri cinquantamila soldati sardi di guarnigione entro Napoli; con la guerra fervente, col terrore universale, tra il sangue e le persecuzioni. Cotante arme straniere a guarentigia delle fellonie, a sicurezza della conquista, assistevano al "libero" voto. Fu giorno di spavento. In ogni pur minimo paesello i faziosi, prese le sedi municipali ed i gradi Nazionali, sforzavano le volontà. Con essi erano contrabbandieri, speranti sempre durasse la cuccagna, proletari per mangiar senza fatica, ambiziosi per guadagnar soldi e croci, talun possidente illuso da promesse d'abolirsi le tasse fondiarie, galeotti fuor d'ergastolo, e facinorosi credendo più non fosser leggi: cotai genti, che n'ha ogni paese, davano vita al plebiscito. Dall'altra parte nessun uomo onesto metteva importanza legale a quell'abbozzo di comizii non più visti, opera di forza da durare quanto la forza; ciascun buono schifando quei brogli di piazza si serrava in casa. In tempi ch'a un girar di palpebra l'uomo era morto, e che, non che impunità, premio ne veniva all'assassino, salvar la persona era il pensiero generale. Talun minacaato andò per paura a dare la sua scheda; pensava: che guadagna Francesco col mio "No"? metto il "Si", e sto quieto. In Napoli più giorni prima affissero cartelli, dichiaranti "nemico della patria" chi s'astenesse, o desse il voto contrario. Al mattino del 21 cominciarono i camorristi con suoni e bandiere a scorrere la città; poi primo il Dittatore pose il voto; poi il Prodittatore col municipio in forma pubblica; poi Garibaldini d'ogni nazione e lingua: Sirtori, Bixio, Turr, Eber, Eberardt, Rustow, Peard, Teleky, Megiorody, Dunn, Csudafy e quanti altri di tai barbari nomi eran li. Votarono stranieri quanti ne vollero venire, domiciliati o no; votarano giovincelli imberbi, e donne, e la "Sangiovannara"! In ogni luogo di comizio due urne palesi, acciò la paura vincesse la coscienza; e chi osava stender la mano a "NO"? ne tenevan coperta l'urna Nazionali e camorristi; questi porgevano le cartelle affermative, niuno le leggeva; dove qualche imprudente osò dimandare la cartella del "NO", provò il bastone e il coltello. Con più ferite fu scacciato dal comizio di Montecalvario un vecchio, presenti gli eletti e i Nazionali. Nulla per far numero i dominatori dimenticarono; solo non piantarono l'urne nelle carceri piene di reazionarii, a sforzarli a' "SI". Eppure l'urne eran deserte: sul tardi i camorristi di quartiere in quartiere dettero il voto in tutti i dodici comizii. Non si confrontavano le tessere con le liste, né con le persone; né pure le tessere dimandavano; qualunque compariva era festeggiato. Da ultimo i sovrastanti, impazienti, riempivano l'urna a piene mani. Se ciò in Napoli, che nelle province? Il Rustow garibaldino (nel 2' vol. pag. 114 delle sue Rimembranze) narra che a Caserta lo stato maggiore della sua divisione, ch'era di 51 uffiziali, né pur tutti presenti, si trovò d'aver dato 167 voti. Ne' paeselli afferravano i passaggieri, e tiravanli a' voti; e poi scorrazzando per le comuni vicine andavan per tutto empiendo l'urna. Ingannavano anche i contadini, dicendo i "Si" accennassero al ritorno di Re Francesco; e l'ignaro villico contento si pensava col suo voto richiamare il suo Re. Quei voti, moltiplicati con le mani, fu più lieve moltiplicare con la penna, per aggiustare una bella maggioranza.

www.brigantaggionola.altervista.org Pubblicazione on-line del Saggio "Brigantaggio nel Distretto di Nola 1860-1868" di Angelo D'Ambra ed altri articoli dello stesso autore

mercoledì 2 settembre 2009

Di seguito sono elencate le varie sezioni

Regno delle due sicilie cartografia napoli foto antiche e mappe documenti dal 1500 al 1900 esercito napoletano francobolli cartoline santini

La Bottega delle Due Sicilie

La bandiera delle Due Sicilie - Flag of Two Sicilies , un amore che brucia sotto la cenere .

" Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un'altra cultura, inventa per loro un'altra storia. Dopo di che il popolo incomincia lentamente a dimenticare quello che è stato. E il mondo attorno a lui lo dimentica ancora più in fretta".

Milan Kundera

La bandiera fu adottata dal 1738 al 1848, come simbolo del Regno di Napoli, e poi dal 1849 al 1860, e consisteva nello stemma dei Borbone di Napoli in campo bianco. Regno delle Due Sicilie fu il nome che il re Ferdinando IV di Borbone dette al suo regno.


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